Anche il fornitore ha i suoi diritti, contribuisce al valore della filiera
“Quando nel 2016 ho fondato il marchio Italo’s Farmer, non avevo la presunzione di produrre e commercializzare il miglior prodotto della Sicilia, ma la ferrea certezza che mi sarei impegnato con tutto me stesso per fare del mio meglio in tal senso. Tanto però è bastato perché nel giro di pochi anni il marchio potesse guadagnare le migliori piazze commerciali di mezza Europa”.
E’ con queste parole che Giuseppe Cilio inizia a raccontarsi e a raccontare l’esperienza della sua azienda, con sedi tra Vittoria (RG) e Santa Croce Camerina (RG), situata nel centro della cosiddetta “fascia trasformata” siciliana, cioè la zona produttiva a maggior vocazione per l’orticoltura intensiva da serra.
“Con uno zaino in spalla – prosegue l’imprenditore – assieme a mio fratello Vincenzo ho cominciato a girare l’Europa alla ricerca di quei partner commerciali che avrebbero potuto valorizzare al meglio i nostri prodotti orticoli. Non senza però aver attentamente valutato il modo di porsi dei nostri competitor sugli stessi mercati di destinazione. Sono parecchi i modelli ai quali mi sono ispirato e che hanno portato alla sintesi che poi è diventata Italo’s Farmer: un marchio che ha fatto dei propri contenuti uno strumento di qualità riconoscibile e riconosciuta”
“Amo profondamente il mio lavoro – rivela Cilio – ma ritengo doveroso raccontare le cose sempre come stanno. Molti problemi della produzione siciliana sono stati alimentati nel tempo dai tabù di cui nessuno vuole parlare nelle sedi opportune: offerta produttiva frammentata, prezzo vile, concorrenza sleale e così via. L’ultimo dei quali è senz’altro rappresentato dalla problematica del Tomato Brown Rugose Fruit Virus. C’è stata molta esitazione nel prendere di petto l’argomento, per timore di turbare chissà quali equilibri. Come se il problema fosse locale e non globale. Il risultato è che abbiamo perso tempo prezioso nel contrasto al fenomeno, con perdite pesanti”.
“Purtroppo esternare le criticità viene considerato da più parti come un danno all’immagine delle nostre produzioni – stigmatizza l’esperto – Non la penso in questo modo: i problemi si affrontano e bisogna trovarne la soluzione ragionevole per tutti. La frammentazione di cui molto si parla sul piano commerciale, dunque, si ritrova anche in ambiti in cui bisognerebbe fare ulteriormente fronte comune per la sopravvivenza delle aziende. Stare insieme significa fare in modo che quegli anelli della filiera alleggeriscano ciascuno un po’ del proprio peso sul comparto produttivo, ovvero quella parte del sistema che subisce la sommatoria di tutte le pressioni. Con 150mila addetti ai lavori, oltre l’indotto, continuiamo però a non riuscire a interloquire sullo stesso piano con il sistema distributivo e tantomeno con le istituzioni regionali, nazionali ed europee. Tant’è che queste ultime, negli anni, sono state orientate sempre più verso le esigenze di altre macroregioni produttive”
“Le pubbliche istituzioni, in tutto questo – conclude Giuseppe Cilio – hanno ormai abiurato al loro ruolo di servizio, continuando a seguire strenuamente nella loro azione burocratica. E’ un po’ come dire che la malattia è solo colpa del malato e che per questa colpa deve pure pagare. Ma il malato ha bisogno di cure, conforto, comprensione e di un medico capace e competente. Reclamare i propri diritti non deve fare paura e non deve essere interpretato come causa scatenante di discriminazioni commerciali o dare origine a provvedimenti sanzionatori”.
Italo’s Farmer in pillole
Su una superficie complessiva di 20 ettari, Italo’s Farmer produce prevalentemente pomodori da mensa quali ciliegino e datterino (rosso e giallo), midi plum; melanzane nelle tipologie tonda, lunga, striata, bianca; oltre che peperoni nelle tre fasi di maturazione, cioè rosso, giallo e verde. Italo’s Farmer è un’azienda che si rivolge alla GDO italiana ed estera.
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Author: Gaetano Piccione
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